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Varsavia contro Praga: "Non aiutate il turismo abortivo"

Varsavia contro Praga: "Non aiutate il turismo abortivo"

© Fornito da La Repubblica - Un'attivista pro-aborto protesta a Varsavia il 22 ottobre 2020 (Wojtek Radwanski/AFP via Getty Images)

A prima vista sembra una storia d´altri tempi. Illuminismo e valori del diritto internazionale da una parte, oscurantismo e Medioevo dall'altra. È la guerra dell´aborto tra due Stati sovrani. Ed è uno scontro politico e diplomatico che si sta invece svolgendo nel nostro tempo, tra due Paesi entrambi membri dell´Unione Europea e della Nato, e in piú legati da una partnership speciale nel gruppo Visegrád: Polonia e Repubblica Ceca. La Cechia – come ha scritto l´attendibile sito di news ceco Seznam, poi confermato dal ministero degli Esteri di Varsavia e dal governo di Praga – si è vista intimare dalla Polonia un veto governativo al suo sovrano processo legislativo. Perché la legge proposta dal Senato ceco e ora in discussione renderebbe ancor piú facile per le donne straniere, segnatamente le cittadine di ogni Stato membro dell´Unione, recarsi in Cechia per abortire.
Tutto è cominciato quando, in assenza dell´ambasciatore, l´incaricato d´affari polacco a Praga ha consegnato al ministero degli Esteri ceco una lettera di due pagine che chiedeva in toni duri di bloccare la legislazione in discussione e rivedere anche quella attuale, perché consentirebbero "a molte donne polacche di effettuare turismo abortivo nella Repubblica Ceca, contravvenendo alle leggi polacche”. Altrimenti, se Praga non si fosse adeguata alla richiesta, ciò avrebbe portato a "gravissimi danni ai rapporti bilaterali”.
Una questione europea
In Cechia l´aborto è libero ed è facile ottenerlo a poco prezzo o gratuitamente anche se si è cittadina di un Paese straniero. In Polonia invece, da quando la Corte costituzionale, controllata di fatto dal governo sovranista del PiS del leader storico Jaroslaw Kaczynski e del premier Mateusz Morawiecki, accogliendo le richieste dell´esecutivo ha vietato l'interruzione di gravidanza anche nel caso di malformazioni del feto, migliaia di donne polacche in situazioni che ritengono disperate non hanno altra scelta legale) che recarsi all´estero per abortire. Chi ha piú mezzi si reca in Germania o in qualche Paese nordico, ma la Cechia è altrettanto democratica e vicina, e meno costosa.
"Non potete mettere cittadine polacche in condizione di violare sul vostro territorio leggi polacche”, dice il governo di Varsavia. Ovviamente Praga, fiera della sua democrazia parlamentare nata nell´indipendenza dopo il 1918 e interrotta da Hitler poi dal golpe comunista, risponde cortese ma ferma che non se ne parla nemmeno di interventi governativi su legislatori e magistrati. Nella sua risposta formale al governo polacco, il ministro della Sanità ceco ha replicato che "la nuova legislazione è in discussione al Senato della Repubblica Ceca su iniziativa dei legislatori, dunque è chiaro come il sole che in una democrazia l´esecutivo non può influenzare dibattito e voto del legislativo”. E ha aggiunto: "In ogni caso, faccio notare che sia le leggi ceche vigenti sia le nuove in discussione da parte dei legislatori eletti cechi sono perfettamente in linea sia con la Costituzione ceca sia con ogni legge e norma dell´Unione Europea”.
Toni di un'altra epoca
Insomma la risposta è picche, su tutta la linea. Oltretutto in Cechia le legislative si terranno in ottobre e le opposizioni (Pirati e Verdi, forze proabortiste) appaiono favorite. Vedremo come risponderà Varsavia e cosa voleva dire quando minacciava un "gravissimo deterioramento delle relazioni bilaterali”. Toni che dal 1948 al 1989 Praga, satellite dell´Urss, era abituata a udire da Mosca, non da un alleato e partner Ue e Nato. In una prima replica a caldo il vice ministro degli Esteri polacco Szymon Szynkowski vel Sek afferma che "è prassi normale intervenire per via dipomatica se leggi di un altro Paese possono secondo noi indurre a contravvenire a leggi polacche. Siamo pronti a discutere”. Può voler dire tutto o il contrario di tutto, e resta il principio del moderno diritto internazionale secondo cui appunto il diritto nazionale ha base territoriale, non etnica. Ma Varsavia sembra aver scelto di ignorarlo.

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