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dal rinascimento all'ottocento

«"Per fortuna la scuola, il lavoro e il progresso hanno un po' aperto gli occhi alle donne. In molti paesi le donne hanno ottenuto gli stessi diritti degli uomini; molte persone, soprattutto donne, ma anche uomini, adesso capiscono quanto questa suddivisione fosse sbagliata e le donne moderne vogliono avere il diritto all'indipendenza totale!".»

(Anna FrankDiario)

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La storia del femminismo è la narrazione cronologica degli eventi riconducibili a quei movimenti e a quelle ideologie rivolti all'uguaglianza di genere, alla condizione femminile e ai diritti delle donne. Mentre le femministe in tutto il mondo si sono differenziate in cause, obiettivi e intenzioni a seconda del tempo, della cultura e del paese di riferimento, la maggior parte degli storici del femminismo occidentale affermano che la totalità dei movimenti che operano per far ottenere pari diritti per le donne vanno considerati come movimenti femministi, anche quando non applicano il termine a se stessi.

Altri storici limitano il termine al movimento femminista moderno, alla sua progenie e ai suoi seguaci e utilizzano invece l'etichetta di protofemminismo per descrivere i movimenti precedenti.

La storia femminista moderna occidentale viene suddivisa in tre periodi (o "ondate") temporali ben precisi, ognuno con obiettivi leggermente diversi, fondati sul progresso femminile verificatosi precedentemente.

La prima ondata femminista del XIX e della prima metà del XX secolo si concentra eminentemente sul ribaltamento delle disuguaglianze legali, in particolare sul suffragio femminile; le rivendicazioni principali riguardano, oltre al diritto di voto, il diritto al lavoro in condizioni sostenibili e l'istruzione femminile per donne e bambine.

La seconda ondata femminista (1960-1980) ha ampliato il dibattito per includervi anche le disuguaglianze culturali, la disparità ancora esistenti nelle norme legali e il ruolo di genere delle donne all'interno della società. La terza ondata femminista (anni 1990-2000) si viene a riferire a diversi ceppi di attività femminista; viene inteso come una continuazione della "seconda ondata" e una risposta alla percezione dei suoi fallimenti.

Anche se il costrutto delle "ondate" è stato usato comunemente per descrivere la storia del femminismo, il concetto è stato sottoposto a critiche per il suo ignorare e cancellare la storia intercorrente tra le diverse "ondate", scegliendo invece di concentrarsi esclusivamente solo su alcune figure famose e sugli eventi maggiormente popolari.

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Origine del termine

«Il termine femminismo in quanto "dottrina che ha per oggetto l'estensione dei diritti e del ruolo delle donne nella società" sembra lo avesse già utilizzato Pierre Leroux; "femminista" invece fa la sua comparsa dapprima come aggettivo peggiorativo (equivalente a una turba mentale, a una malattia)»

L'invenzione della parola "femminismo" viene spesso attribuita al filosofo francese Charles Fourier (1772-1837) il quale ispirò la fondazione delle prime comunità del socialismo utopico; tuttavia, anche se attraverso i suoi scritti egli si dimostra un sostenitore della libertà e dell'egualitarismo delle donne, il termine non compare mai all'interno della sua produzione creativa.

La parola venne creata solo intorno al 1870 dalla comunità medica per descrivere quei maschi il cui sviluppo della virilità risultava essere arretrato, ossia coloro i quali risultassero in una condizione di effeminatezzaAlexandre Dumas l'utilizzò per la prima volta nel suo libro intitolato L'Homme-femme nel 1872: "Le femministe, passami questo neologismo, dichiarano che tutto il male viene dal non riconoscere che la donna è alla pari dell'uomo e che pertanto gli dovrebbe essere data la stessa formazione e gli stessi diritti degli uomini".

Un po' più tardi, negli scritti di Hubertine Auclert nel 1882, si definisce il femminismo in un più ampio senso positivo in quanto esso rappresenta la lotta per migliorare la condizione femminile. Il termine venne definitivamente reso popolare dalla stampa in occasione di un congresso "femminista" svoltosi a Parigi nel maggio 1892 per opera di Eugénie Potonié-Pierre.

Comparve successivamente nei Paesi Bassi in una lettera aperta di Mina Kruseman rivolta proprio a Dumas figlio[19], in Gran Bretagna nel 1894 e negli Stati Uniti d'America nel 1904.

Infine in un'opera in due volumi dal titolo Le Féminisme français (1902)

Charles Turgeon distingue ben tre tipi di femminismo: quello rivoluzionario facente capo alla sinistra politica e all'anarco-femminismo, quello di marca cattolica e infine quello indipendente entro cui viene compreso anche il femminismo che si può ricondurre al protestantesimo.

Entro il 1910 negli Stati Uniti il termine comprende due idee dominanti, l'emancipazione delle donne sia come esseri umani sia come esseri sessuati.

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Protofemminismo

Persone ed attivisti che discutono o promuovono l'uguaglianza femminile prima dell'esistenza del movimento femminista sono talvolta etichettati come esponenti "protofemministe"; alcuni studiosi, tuttavia, criticano l'uso di questo termine. Alcuni sostengono che esso diminuisca l'importanza dei contributi precedenti, mentre d'altronde altri sostengono invece che il femminismo non possiede una sua storia unica e lineare come viene invece reso implicito da termini quali "protofemminismo" o postfemminismo.

All'incirca 24 secoli fa uno dei massimi esponenti della filosofia grecaPlatone, secondo l'ipotesi espressa dall'autrice Elaine Hoffman Baruch, "[ha sostenuto] la totale parità politica e sessuale delle donne, sostenendo che esse fossero membri della sua classe più alta, [cioè di] ... coloro che governano e combattono".

«le donne non fanno un torto a nessuno male quando si rifiutano di obbedire alle regole di vita in cui vengono introdotte al mondo, soprattutto perché si tratta di regole create da uomini senza il loro consenso.»

(Michel de MontaigneSaggi, III, 114)

 

Rinascimento e Umanesimo

Lo stesso argomento in dettaglio: Diritti delle donne § Europa rinascimentale.

La scrittrice francese Christine de Pizan (1364-1430 circa), autrice dell'opera La città delle signore (La Cité des dames, 1405) e dell'Epître au Dieu d'Amour (Epistola al Dio dell'Amore) viene citata da Simone de Beauvoir per essere stata la prima donna a denunciare la misoginia e a scrivere sulle relazioni tra i sessi.

Altri precoci scrittori femministi includono l'esperto di alchimia e astrologia tedesco Agrippa von Nettesheim (1486-1535) e Moderata Fonte(1555-1592) (autrice di Le Mérite des femmes, pubblicato nel 1600), che lavorarono durante il XVI secolo;

Tutti questi autori chiesero soprattutto per le donne lo stesso diritto all'istruzione, ma i progressi in questo settore furono lenti e limitati dal momento che all'epoca si insegnava loro soltanto il Catechismo e nella migliore delle ipotesi la lettura piuttosto che la scrittura.

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Difesa teologica delle donne​

L'inglese Mary Astell (1666-1731) fu una di quelle donne che, seppur inserite nel sistema sociale della storia moderna, si eressero contro la "dominazione maschile" rappresentata dal patriarcato. Opponendosi a John Locke il quale sostenne un sistema politico basato sulle libertà individuali, ma escludendovi le donne (pur schierandosi contro i maltrattamenti subiti dalle donne), Astell riuscì a dimostrare che l'affermazione dell'inferiorità femminile è filosoficamente insostenibile.

Tuttavia, nella filosofia di Locke, la sottomissione delle donne agli uomini è basata sui testi biblici e in particolare sulla Prima lettera ai Corinzi dell'apostolo Paolo di Tarso, che venne analizzata in Paraphrase and Notes on the first Epistle of St Paul to the Corinthians nel 1706. Astell, che fu anche una teologa, confutò questa tesi sempre facendo riferimento al testo biblico e alla dottrina cristiana sulla morale e non alla filosofia.

La Bibbia, concluse la studiosa, è una guida per l'individuo ma non dovrebbe essere invocata per risolvere i dibattiti filosofici: questa posizione radicale dev'essere inserita nel contesto della Gloriosa rivoluzione (1688-89) britannica e al modo di pensare dopo la Riforma protestante. Filosoficamente, Astell prescrisse qui un'etica e una forma di materialismo: due modi di pensare che si apriranno il campo della riflessione sul tema del ruolo politico e quindi anche sociale delle donne.

 

XVIII secolo: l'età dell'Illuminismo

L'epoca dell'Illuminismo fu caratterizzata da un ragionamento intellettuale secolare e da una fioritura della scrittura filosofica, oltre che da una messa in discussione dell'ordine costituito.

Nonostante alcuni scritti femministi il XVIII secolo differisce di poco dai precedenti per quanto riguarda la condizione femminile, le donne vengono generalmente considerate ancora come naturalmente inferiori agli uomini; poche cominciarono ad uscire da questo ruolo di genereprecostituito e a dedicarsi alla rivolta e alla richiesta di uguaglianza completa.

Anche se la maggioranza dei filosofi di questo periodo misero in atto una critica spietata contro i pregiudizi religiosi, raramente riuscirono ad immaginare una possibile evoluzione della situazione sociale delle donne. Questo si può facilmente constatare sia nell'articolo dedicato alla Donna dell'Encyclopédie che nel Dizionario filosofico di Voltaire o nei testi di Jean-Jacques Rousseau. In effetti nel suo Emilio o dell'educazione (1862) il filosofo ginevrino "vagamente sembra sostenere che i sessi sono uguali e che i loro compiti sono gli stessi, ma tutto ciò si perde in declamazioni vane".

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Tuttavia alcuni filosofi di quel tempo si spesero nella difesa dei diritti naturali e civili delle donne, tra cui Jeremy Bentham (con An Introduction to the Principles of Morals and Legislation 1781, ma pubblicato nel 1789), il marchese Nicolas de Condorcet (con De l'admission des femmes au droit de cité, 1790) e, forse, soprattutto, grazie a Mary Wollstonecraft (con la sua Rivendicazione dei diritti della donna, 1792).

Altre importanti scrittrici del tempo che espressero idee femministe comprendono Abigail Adams (1744-1818, la moglie del 2º presidente degli Stati Uniti d'America John Adams), Catharine Macaulay (1731-1791), e la poetessa svedese Hedvig Charlotta Nordenflycht (1718-1763).

 

Wollstonecraft e la Rivendicazione

Forse la scrittrice femminista maggiormente citata del tempo fu Mary Wollstonecraft (1759-1797, la madre di Mary Shelley), spesso caratterizzata per essere stata la prima autentica filosofa femminista.

La sua Rivendicazione dei diritti della donna è una delle prime opere che si possono definire inequivocabilmente femministe, anche se per gli standard moderni il confronto tra donne e nobiltà, l'élite della società civile (le donne viste come coccolate, fragili e intellettualmente in pericolo costante di caduta morale), può in un primo momento sembrare un argomento assai datato.

Wollstonecraft identificò nella mancata educazione e in particolare dell'istruzione femminile come la produttrice primaria delle loro limitate aspettative, tutte basate su di un'immagine di sé legata a doppio filo dalle prospettive più tipicamente maschili. Nonostante le sue percepite inconsistenze (la critica Miriam Brody riferisce di "due Wollstonecraft"), riflettente problemi che non avevano risposte facili, questo testo rimane una pietra miliare del pensiero femminista.

Wollstonecraft credette che entrambi i generi avessero contribuito all'instaurarsi della disuguaglianza. Considerò il considerevole potere che le donne potevano esercitare sugli uomini come una cosa quasi scontata e stabilì che per entrambi sarebbe stata richiesta un'istruzione adeguata per garantire i necessari cambiamenti negli atteggiamenti sociali. Data la sua umile origine e la scarsa educazione i risultati personali ottenuti rivelano una grande determinazione.

Wollstonecraft si attirò la derisione di Samuel Johnson, che descrisse lei e tutte quelle della sua stessa razza come delle "Amazzoni della penna". Sulla base del suo rapporto con la diarista e salottiera Hester Lynch Piozzi Johnson ebbe a lamentarsi dell'invasione delle donne di un territorio maschile di scrittura e non della loro intelligenza o istruzione. Per molti commentatori Wollstonecraft rappresenta la prima codificazione del femminismo egualitario, ovvero di un rifiuto ad un ruolo di genere femminile predeterminato all'interno della società.

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Periodo rivoluzionario in Francia

La rivoluzione francese fu un periodo in cui i diritti delle donne divennero oggetto di molte discussioni. Alla convocazione degli Stati generali le donne nobili e le religiose poterono essere rappresentati solo attraverso l'ordine di appartenenza. Per quanto riguarda le donne del popolo, da quanto si può dedurre dalla lettura dei Cahiers de doléances (registri di lamentele), chiesero il miglioramento della propria condizione e reclamarono il diritto di avere un'adeguata istruzione Una di loro scrisse: "Abbiamo chiesto di essere informate, di avere posti di lavoro, non per usurpare l'autorità degli uomini, ma per essere maggiormente stimate."

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Olympe de Gouges e la Dichiarazione

Dopo il ripetuto, ma fallito, appello rivolto da Condorcet all'Assemblea nazionale costituente nel 1789 e nel 1790 Olympe de Gouges (1748-1793), pioniera del femminismo in Francia - in collaborazione con la "Società degli Amici della Verità" - stilò e pubblicò la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina nel 1791. Questo rappresentò un motivo ulteriore per il governo rivoluzionario francese di riconoscere i diritti naturali e politici delle donne.

De Gouges scrisse la sua Dichiarazione con la stessa prosa ed enfasi utilizzate per la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789), quasi simulando l'insuccesso degli uomini ad includere più della metà della popolazione francese entro i confini dell'uguaglianza sociale. La sua perorazione si concluse con la richiesta rivolta a Maria Antonietta, allora ancora regina del regno di Francia, di difendere lo "sfortunato sesso".

Una delle frasi più celebri del libro rimarrà questa: "La donna ha il diritto di salire sul patibolo; dovrebbe anche avere il diritto di montare sulla tribuna". Questo desiderio di possedere gli stessi diritti politici degli uomini, tuttavia, non fu rappresentativo delle aspettative delle donne le quali ancora nella stragrande maggioranza dei casi accettavano ancora la disuguaglianza di fatto esistente tra i sessi.

De Gouges non si interessò soltanto dell'uguaglianza civile, ma prevedeva anche la creazione di istituti di maternità per le donne in cui poter partorire in condizioni migliori, immaginò un sistema di salute materna e infantile e sostenne l'abolizione del matrimonio religioso a favore di un contratto di unione civile o "matrimonio civile". Attraverso i suoi scritti, supportò la rivoluzione francese, ma la sua appartenenza ai Girondini le valse la ghigliottina nel 1793.

Anche se la Dichiarazione non raggiunse nell'immediato gli obiettivi che si era prefissata, pose un precedente nel modo in cui le femministe avrebbero satirizzato i propri governi per i loro fallimenti nel campo dell'uguaglianza civile e che possono essere intravisti in documenti successivi come la Rivendicazione dei diritti della donna (1792) e la Dichiarazione dei sentimenti (1848).

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Parziali conquiste rivoluzionarie

Diverse leggi promulgate in epoca rivoluzionaria portarono ad un cambiamento dello status delle donne; la Costituzione francese del 1791 all'articolo 7 della parte I il matrimonio venne riconosciuto essere un contratto civile attraverso cui i contraenti effettivamente si assumevano pari condizioni di doveri e diritti. L'uguaglianza nel diritto all'eredità (Decreto dell'8 aprile 1791) e il diritto al divorzio (leggi del 1792) furono precoci e quasi inaspettate vittorie per i fautori dei diritti delle donne. Tuttavia le disposizioni che promuovevano la parità civile delle donne vennero successivamente fatte annullate dal Codice napoleonico del 1804 e il divorzio ridivenne illegale nel 1816 sotto la Restaurazione francese.

La politica imperiale fu la continuazione di quella eseguita nel 1793 dalla Convenzione nazionale che vietò i Club femminili, gruppi associati di donne che si trovavano quasi sempre in prima linea durante le manifestazioni pubbliche, rifiutandosi di concedere i diritti politici alle donne in nome di una concezione che le voleva ancora "intrinsecamente inferiori".

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Primi progressi

Nonostante le molte difficoltà e una dura critica, a volte virulenta, nei confronti di quelle donne che ebbero per prime il coraggio di abbandonare il proprio ruolo di genere "naturale" o di lasciare il posto che era loro imposto dalla religione in nome di Dio, un poco alla volta esse cominciarono a far sentire la loro voce. Diversi testi che possono ben essere considerati di protofemminismo vennero pubblicati, come quelli di Catharine Macaulay (1731-1791) che sostennero che la debolezza apparente delle donne era dovuta principalmente alla mancanza di un'adeguata istruzione.

Così, a poco a poco, l'istruzione nel continente europeo e negli Stati Uniti d'America crebbe, soprattutto nelle classi superiori e nel ceto medio della società. Nel corso del XIX secolo nell'impero tedesco Helene Lange (1848-1930) e Bertha Pappenheim (1859-1936) chiederanno una migliore istruzione per le donne e il loro libero accesso nel campo dell'occupazione professionale.

Negli Stati Uniti le donne furono subito in prima linea nella lotta contro la schiavitù negli Stati Uniti d'America e, inoltre, mostrarono che non erano in grado solo di scrivere romanzi o articoli di giornale, ma che potevano anche partecipare alle lotte politiche. Tuttavia il predominio maschile si dimostrò tale che nessuna di loro poté pretendere sul serio di reclamare l'uguaglianza sociale, politica e civile.

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Precursori del femminismo nel XIX secolo

«Il diritto al divorzio è oggetto di conflitti politici soprattutto nei paesi a maggioranza cattolica: la rivoluzione francese l'aveva riconosciuto, il codice civile anche. Con la Restaurazione fu soppresso. Il matrimonio indissolubile minaccia l'emancipazione delle donne, che rappresentano ovunque la maggioranza dei richiedenti il divorzio legale o la separazione.»

 

Sotto l'influenza del Codice Napoleonico (1804) molte legislazioni europee, all'inizio del XIX secolo, limitarono ancor più i diritti delle donne negli stati europei e in parte del loro codice di diritto nazionale; quello che prima era una realtà abituale, vale a dire la sottomissione naturale della moglie al marito, divenne un atto legalizzato. Questa politica dei reazionari, dopo i timidi progressi compiuti durante la rivoluzione francese, spiega il ripiegamento femminista.

Tuttavia, dai primi anni del XIX secolo, alcuni uomini e donne cominciarono a parlare in pubblico sul tema dei pari diritti, anche se non è ben chiaro quale influenza abbiano avuto sulla coscienza civile. In questi tentativi d'impegno attivo, due forme di femminismo emergeranno e si opporranno: il primo è un movimento egualitario che rivendicò un miglioramento delle condizioni della donne in nome dell'identità umana; il secondo invece sottolineò l'opposizione intrinseca tra uomini e donne e pretese il rispetto dell'unicità delle caratteristiche femminili.

 

Esposizione della condizione femminile nella letteratura

«Per le donne accedere alla scrittura fu difficile, ancor più alla scrittura della storia, genere letterario tradizionalmente maschile. Solo nel periodo interbellico le intellettuali - bizzarra novità dell'epoca - si dedicarono di preferenza alla filosofia (Simone WeilSimone de BeauvoirHannah Arendt), alla psicoanalisi o alle scienze sociali. Il loro discorso sulle donne come genere riusciranno a portarlo avanti soprattutto attraverso il romanzo.»

 

Una delle forme narrative che difese e rappresentò maggiormente la condizione delle donne nelle loro situazioni quotidiane fu il romanzo, in particolare quello inglese. Senza tornare ad Aphra Behn (1640-1689), considerata come esser stata la prima scrittrice professionista, attraverso i romanzi di Jane Austen (1775-1817) viene affrontato il tema della vita limitata delle donne all'inizio del XIX secolo.

Le sorelle Brontë, soprattutto Charlotte Brontë (1816-1855), Anne Brontë (1820-1849), Elizabeth Gaskell (1810-1865) e George Eliot (1819-1880) descrissero la miseria e la frustrazione delle donne. Nel suo romanzo autobiografico intitolato Ruth Hall. A Domestic Tale of the Present Time (1854)[94], la giornalista statunitense Fanny Fern (1811-1872) descrisse la propria lotta condotta per sostenere i suoi figli nella sua qualità di editorialista di quotidiani dopo l'avvenuta morte prematura del marito.

 

La scrittrice statunitense Louisa May Alcott, famosa soprattutto per Piccole donne, scrisse anche un romanzo fortemente femminista intitolato Un lungo fatale inseguimento d'amore .

Louisa May Alcott (1832-1888) scrisse un romanzo fortemente femminista, Un lungo fatale inseguimento d'amore (1866, ma rimasto inedito fino al 1995 perché considerato troppo audace) che narra i tentativi compiuti da una giovane donna di fuggire dal marito colpevole di bigamia per poter diventare indipendente.

Anche alcuni uomini di lettere riconobbero e testimoniarono le ingiustizie commesse contro le donne. I romanzi di George Meredith (1828-1909), George Gissing (1857-1903) e Thomas Hardy (1840-1928)[99] e le opere drammaturgiche di Henrik Ibsen (1828-1906) non mancarono di descrivere la condizione contemporanea delle donne; un critico più tardi chiamò i drammi di Ibsen "propaganda femminista".

Diana of the Crossways (1885) di Meredith è un resoconto della vita della riformatrice sociale Caroline Norton (1808-1877), il cui divorzio da un marito violento e affetto da alcolismo illustra bene la dipendenza giuridica della donna inglese in quell'epoca.

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Marion Reid e Caroline Norton

All'inizio del XIX secolo le voci femministe dissenzienti ebbero poca o nessuna influenza sociale. Non vi fu il benché minimo piccolo segno di cambiamento nell'ordine politico e sociale né alcuna prova dell'esistenza di un qualche movimento femminista riconoscibile. Le preoccupazioni collettive cominciarono a crescere e fondersi insieme entro la fine del secolo, in parallelo ad un modello morale sociale più rigido e ad un codice di condotta che la scozzese Marion Kirkland Reid (1815-1902) descrisse come confinante e repressivo per le donne.

Mentre l'accento posto sempre di più sulla virtù femminile in parte stimolò l'avviarsi di un primo movimento femminista, le tensioni che questo ruolo forzoso causarono alle donne afflissero molte femministe del XIX secolo con vari dubbi e preoccupazioni, alimentando al contempo opinioni contrastanti.

In Scozia Read fece pubblicare A Plea for Woman nel 1843, che ebbe una vesta risonanza a causa della sua proposta di un'agenda occidentale transatlantica per i diritti delle donne, incluso il suffragio femminile.

 

L'autrice inglese Caroline Norton - qui ritratta da George Hayter - si occupò attivamente della condizione femminile nel suo tempo.

Caroline Norton (1808-1877) fece di tutto per sostenere i cambiamenti nel diritto britannico (common law); scoprì così una totale mancanza di diritti legali per le donne dopo il loro ingresso in un matrimonio risultante abusivo. La pubblicità generata dal suo appello rivolto direttamente alla regina Vittoria del Regno Unito e il relativo attivismo contribuirono a far modificare in parte le leggi inglesi verso un riconoscimento e l'accoglienza dei diritti delle donne sposate, ad esempio nelle questioni relative alla custodia dei figli.

 

Florence Nightingale e Frances Power Cobbe

Mentre molte donne, tra cui Norton, furono prudenti nei confronti dei movimenti organizzati, le loro azioni e parole spesso motivarono e ispirarono tali movimenti.

 

L'inglese Florence Nightingale nel 1873; fu la fondatrice della moderna assistenza infermieristica.

Tra queste vi fu anche la britannica Florence Nightingale (1820-1910) la cui convinzione era che le donne avessero tutto il potenziale degli uomini ma ancora nessuna delle loro opportunità; ella condusse la carriera infermieristica con successo.

All'epoca la sue virtù femminili furono enfatizzate per la sua ingegnosità, un esempio di pregiudizio sistemico contro la riconoscenza della realizzazione femminile nella metà del XIX secolo.

A causa delle loro diverse posizioni politiche le femministe non erano sempre favorevoli agli sforzi compiuti dalle altre. La britannica Harriet Martineau (1802-1876), teorica sociale e prima donna studiosa di sociologia, e altre respinsero i contributi apportati da Mary Wollstonecraft come pericolosi; deplorarono inoltre la "candidezza" di Norton, ma s'impadronirono altresì della campagna per l'abolizionismo che Martineau aveva testimoniato nel corso di una sua visita compiuto negli Stati Uniti d'America, quasi come un compito che logicamente avrebbe dovuto essere applicato alle donne.

Il suo testo intitolato Society in America (1837) rimase fondamentale, catturando l'immaginazione delle donne le quali cominciarono ad esortarla a prendere su di sé anche la loro causa.

Anna Wheeler (1780-1848) venne influenzata dal sansimonismo (il primo socialismo francese propugnato da Henri de Saint-Simon) mentre si trovava per lavoro in Francia nell'epoca della restaurazione francese. Sostenne il suffragio femminile e si attirò l'attenzione corrucciata di Benjamin Disraeli, il leader del Partito Conservatore il quale la considerò una pericolosa radicale al pari di Jeremy Bentham.

In seguito avrebbe ispirato l'avvocato socialista e femminista William Thompson (1775-1833) il quale scrisse il suo primo lavoro pubblicato in lingua inglese per sostenere la piena uguaglianza dei diritti delle donne, il Appeal of One Half of the Human Race (Appello per l'altra metà della razza umana) del 1825.

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I femministi dei secoli precedenti si fecero carico dell'esclusione delle donne dall'istruzione come la causa centrale della loro relegazione e negazione del loro progresso sociale, ma l'istruzione femminile nel corso del XIX secolo non fu di molto migliore. Frances Power Cobbe(1822-1904), tra le altre, richiese una riforma nel campo dell'educazione, questione che si acquisì l'attenzione femminista a fianco dei diritti coniugali e di proprietà e della violenza domestica.

Le prime donne giornaliste, come Martineau e Cobbe in Gran Bretagna e Margaret Fuller (1810-1850) in terra americana, riuscirono presto ad ottenere un impiego, il che le mise in grado di poter influenzare un numero maggiore di donne. Cobbe si riferisce ai "diritti della donna" non solo in astratto, ma anche come causa identificabile.

Le "Signore di Langham Place"

Barbara Bodichon (1827-1891) e le sue amiche si riunirono regolarmente nel corso degli anni cinquanta a Langham Place a Londra per discutere sulla necessità di una voce comune e unitaria femminile per poter ottenere le riforme sperate.

Queste "Signore di Langham Place" includevano, tra le altre, Bessie Rayner Parkes (1829-1925) e la scrittrice irlandese Anna Brownell Jameson (1794-1860).

Concentrarono i loro sforzi nei campi dell'istruzione, dell'occupazione e della legge matrimoniale; una delle loro maggiori cause divenne il "Married Women's Property Committee" (Comitato per la proprietà delle donne sposate) del 1855.

Esso contribuì a raccogliere migliaia di firme per avviare petizioni di riforma legislativa, alcune delle quali riuscirono ad ottenere anche lo sperato successo. Bodichon aveva partecipato in precedenza alla Conferenza di Seneca Falls nel 1848 svoltasi nello Stato di New York.

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Bodichon e Parkes, sia insieme sia da sole, scrissero una quantità notevole di articoli sulle opportunità di lavoro e istruzione femminile.

Nello stesso anno di Norton anche Smith riassunse il quadro giuridico dell'ingiustizia nei confronti delle donne nel suo A Brief Summary of the Laws of England concerning Women (Breve riassunto delle leggi inglesi sulle donne) del 1854. Il testo fu in grado di raggiungere un gran numero di donne attraverso il suo ruolo di rilievo raggiunto nell'English Women's Journal (1858-64).

La risposta a questa rivista condusse alla creazione della "Society for Promoting the Employment of Women" (Società per la promozione dell'occupazione delle donne-SPEW). Il" Comitato per la proprietà delle donne sposate" di Smith riuscì a raccogliere più di 26.000 firme per richiedere di modificare la legge per tutte le donne, non solo per quelle sposate.

Harriet Taylor Mill (1807.1858) pubblico il suo Enfranchisement for Woman in collaborazione col marito John Stuart Mill nel 1851 descrivendo le iniquità presenti nel diritto di famiglia vigente. Nel 1835 si sposò col filosofo, fornendogli gran parte del materiale per il suo saggio intitolato The Subjection of Women (1869).

Anche Emily Davies (1830-1921) s'incontro con il gruppo di Langham Place e assieme ad Elizabeth Garrett Anderson (1836-1917) creò una succursale dello SPEW al di fuori di Londra.

 

Riforma educativa

«Amare le donne intelligenti è un piacere da pederasti»

(Charles Baudelaire.)

 

Le barriere intercorse all'istruzione e all'occupazione femminile formarono la spina dorsale degli sforzi di riformismo femminista nel corso del XIX secolo; ad esempio, come viene ben descritto da Harriet Martineau nel suo articolo del 1859 al Chambers's Edinburgh Journal intitolato Female Industry. Queste barriere non cambiarono in congiunzione con l'economia; Martineau si mantenne comunque in una posizione moderata per ragioni eminentemente pratiche e, a differenza di Frances Power Cobbe, non sostenne mai la richiesta del suffragio femminile.

Gli sforzi compiuti a favore dell'istruzione femminile da Davies e dal gruppo di Langham Place fecero lentamente dei passi in avanti; il "Queen's College" (1848) e il "Bedford College" (1849) londinesi iniziarono a offrire una certa educazione alle donne a partire dal 1848.

Nel 1862 Davies istituì un comitato con l'intento di convincere le università a permettere alle donne di partecipare gli esami locali costituiti di recente e ottenne un successo parziale nel 1865: fece pubblicare The Higher Education of Women (L'istruzione superiore delle donne) un anno dopo. Emily Davies e Barabara Bodichon fondarono il primo istituto di istruzione superiore per le donne e in cui s'iscrissero inizialmente cinque studentesse.

La scuola divenne nota in seguito col nome di Girton College come parte dell'università di Cambridge nel 1869; ad esso si aggiunsero il Newnham College nel 1871 e il Lady Margaret Hall associato all'università di Oxford nel 1879. Il "Bedford College" cominciò a premiare le prime donne laureate l'anno precedente. Ma nonostante questi progressi misurabili sul campo ancora troppo poche donne avrebbero potuto approfittarne e la vita per le studentesse rimase ancora difficoltosa.

Nella controversia sorta sull'"Ilbert Bill" nel 1883, un disegno di legge britannico-indiano che propose di lasciare alla giurisdizione indiana i crimini commessi dagli inglesi nell'impero anglo-indiano, le donne bengalesi favorevoli alla proposta sostennero che loro fossero maggiormente istruite delle donne inglesi che si opponevano al disegno di legge, non mancando di far notare come gli indiani avessero un maggior grado di rispetto nei loro confronti di quanto ne avessero i britannici con le loro donnenel loro tempo.

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Nell'ambito del continuo dialogo tra femministe britanniche e statunitensi Elizabeth Blackwell (1821-1910), la prima donna statunitense che riuscì a laurearsi in medicina nel 1849 e una delle prime al mondo, avviò una serie di conferenze da tenersi in tutto il territorio britannico con il diretto sostegno del gruppo di Langham Place; vennero descritti i tentativi fatti da Blackwell di ricevere un'educazione medica britannica, nonostante l'opposizione virulenta che tali tentativi provocarono. Ad un certo punto prese in seria considerazione la possibilità di trasferirsi nel continente, più esattamente in terra francese durante la Monarchia di luglio.

La campagna attuata da Elizabeth Garrett Anderson per l'ammissione alla "London School Board" trovò vasti consensi ed ebbe un certo seguito fino a che non arrivò il successo nel 1870 (anche tramite la "Elementary Education Act 1870"); questo rappresentò un altro esempio su come un gruppo di donne molto determinate cominciava a raggiungere posizioni d'influenza a livello di governo locale.

Fino al XX secolo inoltrato il cosiddetto "eccesso di cultura" in una donna poteva facilmente venire interpretato come una "sconvenienza"; si giunse fino a sostenere che lo "studio fosse propriamente incompatibile con la biologia femminile in quanto avrebbe più facilmente potuto renderla sterile".

 

Campagne femminili

Le campagne pubbliche diedero alle donne l'opportunità di testare le loro nuove capacità politiche e di coniugare gruppi disparati di riforma sociale. I loro successi inclusero la campagna per la legge sulla proprietà delle donne sposate (la "Married Women's Property Act 1882", passata nel 1882) e la campagna per far abrogare le "Contagious Diseases Acts" del 1864-66-69, che riunirono gruppi di donne ed esponenti del liberalismo utilitarista come il filosofo John Stuart Mill.

In linea generale le donne si trovarono oltraggiate dall'ineguaglianza intrinseca e dalla misoginia delle legislazione. Per la prima volta nella storia un gran numero di donne si prese il compito di perorare i diritti delle prostitute. Tra i critici più importanti in questo campo figurarno Elizabeth BlackwellFlorence NightingaleHarriet Martineau e Elizabeth Wolstenholme(1833-1918). Elizabeth Garrett Anderson (1836-1917), a differenza di sua sorella Millicent Fawcett (1847-1929), non sostenne la campagna, anche se poi ammise che fu una buona iniziativa.

Josephine Butler (1828-1906), già esperta in problematiche di prostituzione, leader carismatico e attiva nelle campagne pubblicitarie a favore dei diritti delle donne, emerse come leader naturale di quello che divenne la "Ladies National Association for the Repeal of the Contagious Diseases Acts" nel 1869.

Il suo lavoro dimostrò il potere potenziale di un gruppo organizzato di lobby. L'Associazione sostenne con successo che gli Acts non solo avvilivano e denigravano le prostitute, ma tutte le donne e gli uomini promuovendo uno sfacciato doppio standard sessuale. Le attività di Butler condussero velocemente alla radicalizzazione di molte donne moderate: gli Acts vennero abrogati nel 1886.

Su una scala più ridotta Annie Besant (1847-1933), attivista socialista della Teosofia, condusse una campagna per i diritti delle donne durante il "London matchgirls strike of 1888" contro le condizioni terribili in cui si lavorava allora nelle manifatture londinesi. La sua opera di pubblicizzazione delle difficili condizioni dei lavoratori attraverso interviste concesse a periodici come The Link divenne ben presto un mezzo comunemente utilizzato per sensibilizzare i cittadini nei confronti delle tematiche sociali.

 

Altri paesi europei

Il XIX secolo in Europa fu un periodo significativo di trasformazione con il risveglio di movimenti nazionalisti e le lotte per la costruzione della democrazia. Il femminismo si sviluppò anche entro questo desiderio di cambiamento.

In terra tedesca a partire dal 1840 i movimenti cristiani come la setta dei cattolici tedeschi ("Deutschkatholizismus"), si occuparono anche della questione del ruolo delle donne nella loro critica. Louise Dittmar (1807-1884), vicina a questo movimento, scrisse molti libri di stampo prettamente femminista. Pochi anni dopo, nel 1847, Louise Otto-Peters (1819-1895) scrisse i Lieder eines deutschen Mäadchens e, l'anno successivo, condusse direttamente il giornale femminista Frauen-Zeitung.

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La Svizzera aveva già, dal 1845, una rivista simile pubblicata da Josephine Zehnder-Stadlin (1806-1875). In terra polacca Narcyza Å»michowska (1819-1876) creò il "Circolo femminile delle entusiaste", che cercò di promuovere l'uguaglianza sociale e la libertà.

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In terra italiana, durante il periodo del Risorgimento, molte donne come Clara Maffei (1814-1886) - con il salotto Maffei - o Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871) tennero salotti letterari che contribuirono a diffondere le idee riformatrici, tra le quali anche quelle volte a migliorare la condizione femminile. Tra il 1842 e il 1846 Trivulzio di Belgiojoso, ispirata dalle idee di Charles Fourier, creò delle istituzioni destinate esplicitamente ad aiutare le donne.

Infine la Boemia, poi dominata dall'Impero austro-ungarico, vide anch'essa fiorire nel corso degli anni 1860 salotti gestiti da donne, come ad esempio quelli della scrittrice Karolina SvÄ›tlá (1830-1899) o di Zdenka Braunerová (1858-1934), che furono però maggiormente orientati verso la lotta contro il dominio imperiale.

Queste rivendicazioni vennero respinte quando i poteri assolutistiche ripresero via via il controllo del potere; le aspirazioni nazionaliste e le lotte per la democratizzazione non riuscirono a vincere e quelle per migliorare la condizione delle donne vennero presto dimenticate. Questo stato di fatto rimase inalterato almeno fino ai primi anni 1870, che videro l'ascesa di una società che si richiamava alla borghesia e al capitalismo e le sue associazioni corollario che cercarono di migliorare la vita delle donne.

Queste aspirazioni femministe oltrepassarono anche i confini europei. Così in Persia Táhirih (1817 o 18-1852), poetessa e riformatrice religiosa, fu una delle prime figure del femminismo iraniano. Al momento della sua esecuzione avvenuta nel 1852 le sue ultime parole furono: "Puoi anche uccidermi se vuoi, ma non potrai mai riuscire ad evitare che l'emancipazione delle donne si realizzi!".

Voci femministe parlarono anche nell'impero del Giappone (Fusae Ichikawa, 1893-1981), in Australia (Mary Lee, 1821-1909) e in Nuova Zelanda (Mary Ann Müller, 1819 o 20-1901 e Kate Sheppard, 1847 o 48-1934). Vengono tutte considerate come parte o comunque precorritrici di quella che è stata successivamente denominata prima ondata femminista, composta da attiviste per i diritti delle donne.

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