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L’odissea di Ilaria "Nella mia regione ostacolano l’aborto. Alla fine ce l’ho fatta"

L’odissea di Ilaria "Nella mia regione ostacolano l’aborto. Alla fine ce l’ho fatta"

Sposata, mamma di due figli, un solo stipendio in casa – il suo, da collaboratrice domestica. Quando Ilaria (nome di fantasia), 44 anni, di Porto Sant’Elpidio, sud delle Marche, scopre di essere incinta, non ha dubbi: "Questo figlio non lo voglio". Ma è già alla nona settimana. Ha tempo fino alla dodicesima. E da quel momento parte la sua odissea per poter interrompere la gravidanza. "Perché, come ha detto la Ferragni, quella ragazza che neppure sapevo chi fosse, nelle Marche, nella mia regione, fanno di tutto per impedirti di abortire". Lei, però, il 20 agosto scorso, ce l’ha fatta.
Ilaria, cominciamo dall’inizio. Da quando scopre di aspettare un bambino.
"Mi accorgo di essere incinta tre settimane fa. Pensavo di essere in menopausa. Poi un giorno, al lavoro, sento un forte odore di lievito. Mi fa male anche il seno. Compro un test di gravidanza e l’esito è chiaro: incinta".
E il primo pensiero è stato di non tenerlo?
"Sì, ho due figli di 10 e 18 anni, lavoro solo io, sono ipotiroidea, e averne un terzo è impossibile. Economicamente, ma anche per la salute. Non sono più una ragazzina, ho 44 anni, il mondo è cambiato, lavoro in modo irregolare per la maggior parte dei privati. Sapevo che mi avrebbero lasciata a casa negli ultimi mesi. E come facevo senza lavoro! Al supermercato, dove ho comprato il test, incontro la mia ex ginecologa. Ci fermiamo a parlare e le spiego che voglio abortire".
E cosa le dice?
"Mi dice che il suo compito prima di tutto è invitarmi a pensarci e poi aggiunge: ’Lo sai che qui a Fermo è impossibile perché i medici sono tutti obiettori’. Anche la mia nuova ginecologa lo è e lavora all’ospedale di Fermo. Così mi suggerisce di rivolgermi ad altri ospedali, come Macerata, Ancona e San Benedetto. Io so che voglio abortire col metodo Karman, con l’aspirazione. Vado a Macerata. Ma mi dicono che il medico è in ferie, di rientro a settembre, e che comunque dovevo prenotare tramite Cup. Faccio presente che sono alla decima settimana, ma niente da fare".
E poi?
"Penso di provare nella mia città, a Porto Sant’Elpidio. Ma mi ricordo di una amica a cui avevano fatto la ramanzina: ’Dai che il Comune ti aiuta, ma guarda quanto è bello avere una famiglia’. E anche loro temporeggiano. Ma il tempo scorre. Allora mi rivolgo a San Severino, ma non cambia musica. E io sono sempre più preoccupata".
Che le dicono a San Severino?
"Anche lì si rimpallano le responsabilità e intanto un’amica mi parla dell’Aied, associazione italiana educazione demografica. E l’11 agosto vado lì. Conosco la presidente Tiziana Antonucci. E finalmente tutto cambia. Si occupano loro delle pratiche e mi portano all’ospedale di Ascoli col quale sono convenzionate e il 20 mi fanno abortire. Con me c’erano altre ragazze, tutte alla undicesima. La verità è che in quegli altri ospedali non vogliono farci abortire. Ascoli per fortuna è convenzionato con l’Aied e con loro ho fatto tutto subito e nei termini".
Poi ha trovato quel servizio sulla Ferragni e le Marche.
"E mi ci sono rispecchiata in pieno. Non sapevo neppure chi fosse. Mia figlia di 18 anni me lo ha detto che era l’influencer. Il fatto è che nelle Marche dicono che funziona, che si fanno gli aborti, ma ci portano in giro, ti riconoscono un diritto, ma per finta. E quella è la cosa peggiore".

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