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Una storia del razzismo nelle bambole di pezza, le "black dolls"

Una storia del razzismo nelle bambole di pezza, le "black dolls"

Una rappresentazione lontana dagli stereotipi dispregiativi e la storia non scritta delle donne afro americane subito dopo l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti.
Alla New York Historical Society apre 'Black Dolls', una mostra che dal 25 febbraio al 5 giugno 2022, attraverso le bambole nere e il gioco getta nuova luce sulla persistenza del razzismo nella storia americana anche dopo l'emancipazione alla fine della Guerra Civile americana.
Con oltre 200 oggetti, tra cui 110 bambole realizzate a mano e provenienti dalla collezione privata di Deborah Neff, Black Dolls offre una prospettiva unica della storia del razzismo. La mostra dispone le bambole in modo progressivo, iniziando da quelle che riflettono gli orrori della schiavitù per poi passare attraverso l'era della Ricostruzione, Jim Crow e gli inizi del movimento dei diritti civili negli anni '60. "Queste bambole - hanno spiegato all'ANSA le due curatrici, Margi Hofer e Dominique Jean-Louis - sono lo specchio di un periodo che va dalla metà del 19/o secolo alla metà del 20/o, ma raccontano una storia diversa da quella scritta nei documenti ufficiali. E' quelle delle donne afro americane che all'epoca non avevano voce e che le stesse hanno espresso attraverso la realizzazione di bambole che, anche se sotto forma di un gioco, rivelano il loro pensiero, le loro difficoltà, e anche un gran senso di dignità".
Tre delle bambole in mostra sono state realizzate dalla scrittrice afro americana Harriet Jacobs (1813 -1897), nata schiava e sin da bambina soggetta a molestie sessuali da parte del suo padrone. Riuscì a scappare dalla schiavitù e dalla violenza fisica da trentenne e realizzò le bambole per i bambini di una famiglia bianca per la quale lavorò dopo la fuga. Nella sua autobiografia 'Incidents in the Life of a Slave Girl' (1861), pubblicato con lo pseudonimo di Linda Brent, racconta come, durante gli anni in fuga, usò il lavoro di cucito come un sollievo per la sua solitudine. Altre tre bambole furono realizzate negli anni '30 da Leo Moss, artista afro americano autodidatta della Georgia che riconvertì alcune bambole (bianche) modificando i loro capelli, caratteristiche ed espressioni facciali tinteggiando la pelle con la cromatina affinché somigliassero a se stesso, alla sua famiglia e ai suoi vicini. L'ultima bambola della collezione in mostra è il personaggio Addy Walker, la prima bambola di colore realizzata dall'azienda americana di bambole 'American Girl' nel 1993 con lo scopo di educare i bambini sulla schiavitù e l'emancipazione americana.
Addy ha i capelli intrecciati e indossa oggetti simbolo della cultura afro americana.
Fonte: Ansa.it

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