Coquelicot Mafille, la street artist «ricamatrice» di muri a Milano: «Ma immaginavo la carriera diplomatica»
Se la montagna in inverno non fa parte del tuo bagaglio di esperienze — familiarità con la neve quasi nulla, non sci, nessuna avventura spericolata su uno slittino —, ma la richiesta per il murales al Villaggio dei Fiori è inequivocabile, chiedono uno sport invernale, che fai? Cerchi punti di contatto. Ti appartengono la danza e il movimento, la sensualità, e così opti per il pattinaggio artistico. Di coppia. Il muro è in via dei Gigli, l’ultima casa della stecca di abitazioni che, in omaggio a Milano Cortina 2026, sta trasformando il Lorenteggio in un gigantesco puzzle colorato. Coquelicot (papavero, perfino il suo nome suggerisce distanza siderale) Mafille parla della sua ultima opera, «Armonie dei Gigli», ultimata un mese fa. E racconta: «Dopo un giro di perlustrazione del quartiere non avevo dubbi, la parete è davanti ai giardini dei bambini, ci voleva un’immagine allegra, che trasmettesse gioia». Sul fondo originale, giallo senape, non è intervenuta, lo ha inglobato in un pattern di cristalli di neve colorati, le cromie sono quelle dei cerchi olimpici. In questa quinta semi-magica ha infilato i pattinatori, figure leggere e armoniose. «Sono soddisfatta — dichiara — anche se stento a riconoscere la mia mano, mi sono allontanata dal format consueto».
Nata e cresciuta a Parigi
Di sé rivela, «autodidatta completa». Confessa una famiglia ingombrante (sotto il profilo artistico), papà pittore e docente all’Accademia di Brera, mamma stilista, uno zio scenografo, «sentivo di voler esplorare altro, sono nata e cresciuta fino all’adolescenza a Parigi, con il mio background di viaggi in Africa e Asia e diverse lingue straniere mi immaginavo una carriera in diplomazia». Così ha tenuto a bada il richiamo del dna per anni, scegliendo una forma espressiva limitrofa, il ricamo. Quando infine ha ceduto e dall’ago è passata ai pennelli ha mantenuto un collegamento, «la mia peculiarità è il tratto discontinuo che ricorda i punti del ricamo».
Disegni come ricami
Il concetto dei tratti appare chiaramente in viale Montello. Sul muro che delimita il giardino condiviso, Coquelicot ha realizzato una serie di ritratti. Linee rosse delicate ma interrotte, proprio come ricami: una ragazza berbera, una donna con un maialino in braccio, un contadino. Alle immagini accosta piccole scritte, lettere che si susseguono, «alla Egon Schiele». I disegni stanno sbiadendo (sono di quattro anni fa), qualcuno è stato coperto da tag e spruzzi di bomboletta, lei osserva tranquilla, «stratificazioni tipiche dell’arte urbana che accetto senza troppi patimenti».
Il girotondo di ragazze alla Feltrinelli
Ammette invece la delusione che ha provato quando dal vetro della piramide Feltrinelli di viale Pasubio è stato rimosso il suo intervento, un immenso albero con accanto un girotondo di ragazze, «lavoro faticosissimo, il disegno era composto da centinaia di striscioline di adesivo attaccate vicine. Meritava di restare, peccato». Si riprende e dichiara, «comunque mi interessa di più il contenuto, il racconto che fai intravedere rispetto alla tecnica o al disegno, ho l’approccio decisamente più da scrittrice che da artista».
Fonte: Corriere Milano
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