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Non fece curare la figlia anoressica, padre condannato per maltrattamenti

Non fece curare la figlia anoressica, padre condannato per maltrattamenti

Non voleva riconoscere il disagio della figlia, il disturbo alimentare che la stava divorando. Per il giudice di Torino che l’ha condannato a due anni e sei mesi il comportamento del padre nei confronti della figlia configura il reato di maltrattamenti. Strattoni e insulti per convincerla a mangiare non facevano altro che aumentare il suo rifiuto del cibo, un rifiuto che quella ragazzina, ora diventata donna, spiega con la volontà di restare sempre bambina. «Temevo di perdere l’affetto di mio padre se fossi cresciuta, se non fossi più stata la sua piccolina», ha spiegato la giovane agli investigatori che hanno condotto le indagini.
Questa storia inizia nel 2010, quando la giovane è una ragazzina. Ma viene alla luce solo nel 2019 quando la madre denuncia il marito e poi si separa. Subito dopo lui viene arrestato perché si presenta a casa della ex con una pistola. Il fascicolo è arrivato sul tavolo del Pm Marco Sanini che ha scoperchiato una vicenda familiare molto più complessa.
C’è stato un tempo in cui, però, la figlia era pronta a fare di tutto per ricevere l’amore del padre. Quando ha iniziato a rifiutare il cibo era convinta che diventare donna, crescere come succedeva alle sue amiche, le sarebbe costato l’amore di suo padre. Lui la vedeva non mangiare e si arrabbiava, cercava di forzarla, la spediva a fare commissioni o a lavorare nel bar di famiglia anche quando la ragazza era quasi senza forze per il poco cibo, ma non riconosceva il problema. Definiva “sciocchezze” le richieste della moglie di rivolgersi a uno specialista che potesse aiutare la figlia. Umiliava la moglie e la figlia, come se per convicerla a mangiare fosse sufficiente scuoterla e urlarle “mangia”. Un incubo durato nove anni.

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