Il caso Duhamel e la campagna francese contro l’incesto: «Vittima il 10% della popolazione»
PARIGI — Dopo il movimento #MeToo e la sua versione francese #BalanceTonPorc, lo scorso weekend in Francia l’associazione Nous Toutes («tutte noi») ha dato il via a una nuova campagna, #MeTooInceste, invitando le vittime a parlare di incesto, dopo il libro-denuncia di Camille Kouchner contro il marito di sua madre, il politologo Olivier Duhamel. In pochi giorni sono arrivate migliaia di testimonianze.
Le testimonianze «Mio nonno materno era un predatore pedofilo. Sono stata una delle sue numerose vittime. Ancora oggi questo è un tabù per molti membri della nostra famiglia. Trent’anni dopo lotto ancora, giorno dopo giorno, per ricostruirmi», scrive per esempio su Twitter Flore Tricotelle. Oppure Thecua Gwendoline: «Venivi a trovarmi la notte e mi dicevi “È così che un papà ama sua figlia”. E mi violentavi, mi trattavi come un oggetto sessuale. Avevo tre anni quando hai cominciato». E ancora Injhal: «Anche io ho avuto l’infanzia rubata da un uomo, mio padre. Anche io aspetto gli effetti della denuncia presentata un anno e mezzo fa. Anche io rifiuto di tacere, oggi. Continuiamo a testimoniare, nonostante il dolore, perché si sappia. #MeTooInceste». Secondo Madeline Da Silva, assessore al comune di Lilas nella regione parigina e membro dell’associazione Nous Toutes, «questi racconti hanno confermato quel che, purtroppo, gli esperti ripetono da anni, e cioè che l’incesto è diffuso in tutti gli ambienti. Gli aggressori non sono mostri nascosti in una grotta, come spesso vengono descritti. Ma sono il padre, lo zio, il fratello».
Lo studio Nel novembre scorso, prima dell’uscita del libro di Camille Kouchner, una ricerca a campione Ipsos aveva dato cifre impressionanti: un francese su 10 afferma di essere stato vittima di incesto, pari 6,7 milioni di persone di cui il 78% donne. I dati sono raddoppiati rispetto al 2015 e triplicati rispetto al 2009, segno che gli episodi sono aumentati ma è forse anche cresciuta la consapevolezza e il coraggio, anche di fronte a se stessi, di denunciare le violenze sessuali subite dai famigliari.
Il caso Duhamel Il movimento #MeTooInceste è nato in seguito allo scandalo provocato dal libro La familia grande scritto da Camille Kouchner, 45 anni, avvocata, figlia del celebre Bernard Kouchner, medico umanitario ed ex ministro degli Affari Esteri. Dopo il divorzio dei genitori, a partire dagli otto anni Camille è cresciuta con il fratello maggiore Julien, il gemello «Victor» (nome di fantasia), la madre Evelyne Pisier (icona della sinistra francese, ex compagna di Fidel Castro a Cuba) e il suo secondo marito, il politologo Olivier Duhamel, ammirato e amato dai ragazzi, il pilastro della famiglia soprattutto dopo il suicidio dei nonni materni e l’ alcolismo di Evelyne. Nel libro pubblicato all’inizio di gennaio dalla casa editrice Seuil, Camille Kouchner rivela gli abusi sessuali patiti oltre trent’anni fa dal fratello gemello «Victor» a opera del patrigno. Olivier Duhamel, oggi 70enne, celebre politologo e costituzionalista parigino, deputato europeo socialista dal 1997 al 2004, fino all’uscito del libro era il potente presidente della prestigiosa «Fondation nationale des sciences politiques». Si è dimesso pochi minuti dopo che i giornali francesi hanno cominciato a pubblicare i primi estratti.
Finkielkraut Il libro di Camille Kouchner ha rotto il silenzio sull’incesto e provocato altri effetti a catena. La rete francese Lci ha deciso di interrompere la collaborazione con il celebre intellettuale Alain Finkielkraut, 71 anni, che da cinque mesi aveva uno spazio settimanale nella trasmissione «24H Pujadas». Nell’ultima puntata, Finkielkraut ha affrontato il caso di Olivier Duhamel, parlando di un’azione «molto grave, per la quale non ci sono scuse». Ma poi ha denunciato il clima di «linciaggio» contro Duhamel, e si è lamentato del fatto che «quando si pone la questione del consenso o della reciprocità si viene subito sommersi dalle critiche». Pujadas gli ha fatto notare che non poteva esserci consenso perché «Victor» era un 14enne, un bambino, ma Finkielkraut ha insistito: «E allora? Parliamo di un adolescente, non di un bambino, non è la stessa cosa». Anni fa Finkielkraut aveva suscitato polemiche simili difendendo Roman Polanski e evocando il possibile consenso della sua vittima 13enne.
Guigou C’è poi il caso di Elisabeth Guigou, ex ministra della Giustizia, presidente di una commissione indipendente sull’incesto, che ha deciso di dimettersi perché «il clima attuale non mi permette di condurre questa missione con la serenità necessaria», pur sottolineando di avere «ignorato per tutti questi anni i fatti gravissimi denunciati da Camille Kouchner nel suo libro». Guigou non viene nominata nel libro, ma era molto amica della famiglia e ha frequentato a lungo la casa nel Sud della Francia dove avvenivano le violenze. La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta su Olivier Duhamel, anche se i fatti sono probabilmente caduti in prescrizione. Ma sotto accusa c’è anche il clima di omertà e di tolleranza che ha accompagnato le sue azioni. L’ex ministra della Cultura Aurélie Filippetti nel 2019 aveva avvertito il direttore di Sciences Po, Frédéric Mion, delle voci che giravano sul conto di Duhamel, ma non erano stati presi provvedimenti.
Fonte: Corriere della Sera
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