Donne e diritti, una lunga battaglia
Per emancipazione femminile si intende "il mutamento delle condizioni della donna dal punto di vista sociale e legale". Più o meno così recita l’Enciclopedia Treccani. Per noi questa espressione rappresenta la continua e concreta lotta delle donne per raggiungere pari dignità con gli uomini, cercando una maggiore autonomia. Purtroppo le battaglie da intraprendere restano ancora molte.
Alcune delle rivendicazioni contemporanee consistono nel poter lavorare anche se si è madri, rivestire gli stessi incarichi politici, che nel corso della storia sono spettati esclusivamente agli uomini e mettere fine alle ripetute violenze, di cui continuano ad essere vittime donne giovani e non. Sono ancora molti i settori dell’occupazione in cui la donna è considerata inferiore e riceve una minore retribuzione rispetto all’uomo. Nella sfera femminile è sicuramente più diffuso il lavoro part time. Rimanendo a casa, le donne svolgono comunque un lavoro, non retribuito, prendendosi cura della famiglia ed effettuando i lavori domestici. Eppure le statistiche dimostrano che, in campo universitario, le donne che frequentano gli atenei sono in numero maggiore rispetto agli uomini, si laureano prima e con valutazioni più alte. Ma nel mondo del lavoro questa bravura viene riconosciuta con difficoltà. L’emancipazione femminile ha avuto inizio grazie alle suffragette inglesi che, verso la fine dell’Ottocento, chiedevano il diritto di voto. Seguendo il loro esempio, le donne hanno cominciato a protestare un po’ ovunque. In Italia il diritto di voto è arrivato nel 1946. Solo dal 1963 il matrimonio non è stato più motivo di licenziamento; l’adulterio femminile non è più reato dal 1969; nel 1996 lo stupro, prima considerato delitto contro la morale, è stato riconosciuto come delitto contro la persona. Secondo noi questi obiettivi sono stati raggiunti troppo tardi; essendo quattordicenni nate in un periodo in cui queste conquiste sono già avvenute, ci sembra impensabile che solo pochi decenni fa le donne fossero considerate inferiori dalla legge. Riteniamo che nelle scuole occorrerebbe dedicare ore di lezione alla parità di genere per cambiare il modo di pensare di tanti ragazzi; si dovrebbero mettere nei libri di testo le storie di donne che hanno cambiato la storia. Donne che hanno continuato a credere nelle loro lotte e nei traguardi che potevano raggiungere, senza mai arrendersi. Come ha detto Rita Levi Montalcini, "Nella vita non bisogna rassegnarsi mai, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi".
Fonte: Il Resto del Carlino
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