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Casa internazionale delle Donne, presidio in Campidoglio: «Il Femminismo non si mette a bando»

Casa internazionale delle Donne, presidio in Campidoglio: «Il Femminismo non si mette a bando»

«Il Femminismo non si mette a bando». Lo ribadiscono le attiviste della Casa internazionale delle Donne in presidio sotto il Marco Aurelio di piazza del Campidoglio. «Vogliamo essere ricevute dalla sindaca Raggi per chiederle il ripristino della convenzione fino a dicembre 2021 e il comodato gratuito» spiega Maura Cossutta, presidente della Casa Internazionale delle Donne, dopo che una memoria di Giunta, condivisa tra le assessore Valentina Vivarelli, Veronica Mammì e Lorenza Fruci, avrebbe previsto la messa a bando dell’immobile del ‘Buon Pastore’ in via della Lungara.
La Casa Internazionale delle Donne dal 2018 attende di regolarizzare la sua attività dopo che l’amministrazione capitolina le ha revocato la convenzione per morosità. Tuttavia, con il decreto Agosto il Parlamento ha finanziato la Casa con 900.000 mila euro per l’anno 2020 estinguendo il debito pregresso del Consorzio nei confronti di Roma Capitale. «Noi non siamo mai state in debito ma in credito, perché paghiamo manutenzione e servizi. Inoltre l’ Universita di Pisa ha stimato il valore delle nostre attività per la collettività in circa 800mila euro» precisa Cossutta. Adesso però a preoccupare le femministe la possibile messa a bando dell’immobile. «Dietro questa decisione c’è la volontà di sgomberarci» è il sospetto della presidente. «La Casa non è solo un semplice centro di servizi per la donna. Dentro - prosegue Cossutta- è conservato l’archivio più importante a livello europeo sulla storia del femminismo, con una biblioteca usata anche dagli studenti». Da lì arriva il libro ‘La città della dea perenne’ di Maria Paola Fiorensoli, portato in dono alla sindaca. «Per farsi una cultura sul femminismo» specificano dalla piazza.
Ci si nasconde dietro una finta legalità per non prendere decisioni politiche” è l’accusa lanciata dalla presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, anch’essa in piazza. «È paradossale che dove c’è una Casa Internazionale che ha fatto degli sforzi anche pagando un canone ridotto, ma l’ha pagato, adesso sia sotto sfratto. Anche perché dentro ci sono tutte le realtà legate alla tutela della donna, quindi non si capisce chi dovrebbe vincerlo questo bando se non loro». Insieme ad un centinaio di attiviste anche la consigliera regionale della Lista Zingaretti, Marta Bonafoni, Andrea Casu, Giulia Tempesta, Cecilia D’Elia, Monica Cirinnà per il Partito Democratico.
Per la senatrice Cirinnà: «Piange il cuore che sia proprio la prima sindaca donna ad affossare questa iniziativa. Lei è uno stereotipo di omologazione maschile in politica che rifiuta il confronto». E riguardo la sua candidatura per Roma: «Sono candidata alle primarie, spero si faranno»

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