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Audrey Hepburn partigiana: a Milano la «sua» sezione Anpi diventa anche casa editrice

Audrey Hepburn partigiana: a Milano la «sua» sezione Anpi diventa anche casa editrice

Il nome qualche malumore l’ha provocato. Ci vuole coraggio a chiamare una sezione dell’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia, «Audrey». Da Audrey Hepburn, che nell’immaginario collettivo è Hollywood, non certo la Resistenza. Le trenta donne che hanno fondato Audrey Anpi, professioniste del mondo dello spettacolo e del sociale, non hanno scelto a caso: pochi lo sanno, l’attrice in pubblico non ne parlò mai, ma da adolescente, in Olanda, fu una coraggiosa staffetta partigiana.
Audrey Anpi nasce, senza una matrice territoriale, di quartiere (che contraddistingue le altre sezioni milanesi), a fine gennaio 2020. L’idea è mettere subito in gioco le competenze artistiche. «Spettacoli, letture, senza limiti alla fantasia. Un modo diverso, più coinvolgente, di presentare l’antifascismo», sottolinea l’attrice Rita Pelusio, «per raggiungere i giovani e quelli che non vedono come il pensiero fascista sia ancora vivo, declinato sotto nuove forme, razzismo, negazione dei diritti».
La pandemia congela i loro programmi, non fanno a tempo a far sapere di esistere che si chiude tutto. Più avanti, durante l’alternanza delle zone gialle e rosse, riescono solo a schiarirsi la voce, a farla sentire in iniziative corali, «niente di tutto nostro, al di là di qualche collegamento in streaming», precisano Eleonora Leporini e Francesca Canzi di Teatro Fornace Rho. Quando arrivano alla tessera numero cento — nel frattempo hanno aperto agli uomini, accettati ma in risicata minoranza —, è il momento di ripresentarsi.
La notizia c’è, sono diventate editrici: Audrey Edizioni Resistenti. Il primo libro, «Armando», viene presentato martedì 29 giugno a Isola Pepe Verde dagli autori Rita Pelusio, Domenico Ferrara, Enrico Vezzelli, con letture di Rossana Mola e Valerio Buongiorno (seconda presentazione l’8 luglio a Villa Hanau)
Armando Vezzelli, classe 1892, maestro e partigiano, alla guida degli Arditi di Genova, muore nel campo di Gusen-Mauthausen nell’ottobre del 1944. In occasione di un 25 aprile di qualche anno fa, emergono da una valigia «documenti, foto, lettere con parole d’amore e di paura, di lotta e speranza fra Armando e il figlio Mario». Enrico Vezzelli, nipote del primo e figlio del secondo, racconta che quella valigia «è rimasta chiusa per troppo tempo, papà aveva raccolto quei documenti ma non riusciva più a guardarli, si paralizzava, gli saliva un nodo in gola». Quando il padre è mancato, Vezzelli ha affidato il materiale a Pelusio, che insieme al regista Ferrara gli ha dato la forma di libro epistolare, poetico e potente. «Sono emersi i valori per i quali padre e figlio hanno combattuto», rimarca l’attrice. Dal libro è nato uno spettacolo, con la regia di Enrico Messina e lo stesso Vezzelli in scena, che debutta a Roma il 22 luglio al Teatro India, e in seconda battuta approderà su un palcoscenico milanese.
Audrey Anpi, intanto, guarda già oltre, proiettata verso nuovi libri (e nuovi spettacoli). «Progetti ambiziosi, un volume di satira antifascista e un libro sull’identità di genere», fa sapere l’insegnante Ylenia Marotta.

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