Alicia Alonso, la ballerina che ballava senza vedere
Ballare non è un semplice esercizio aerobico o l’esecuzione perfetta di determinati passi, è molto di più. È una poesia che alcuni artisti riescono a interpretare benissimo e a fare propria superando anche le prove e i limiti fisici che la vita impone.
Non c’è infortunio, fatica o difficoltà che possa fermare chi è nato per danzare, come Alicia Alonso, una delle più grandi ballerine cubane che ha continuato a ballare nonostante una malattia l’avesse resa cieca. Il suo più grande desiderio era quello di essere ricordata come “un’artista onesta con la sua arte e con la sua epoca, che amò danzare sopra ogni cosa”.
Una passione nata fin da piccola
Alicia Ernestina de la Caridad del Cobre Martínez Hoyo, questo il suo vero nome, nasce a L’Avana e si avvicina al ballo a 10 anni, frequentando la scuola Sociedad Pro-Arte Musical. Fin dalla prima lezione con Nicolay Yavorsky, un insegnante russo fuggito dopo la rivoluzione del 1917, Alicia intuisce che quello che vorrà fare per tutta la vita è ballare.
Ha tutte le carte in regola per diventare una grande étoile, ma purtroppo la famiglia non ha i mezzi economici per coltivare il suo sogno. Inizialmente è costretta a danzare con le scarpe che usa tutti i giorni, fino a quando non arriva un regalo inaspettato, un paio di scarpette da ballo da una benefattrice. Le prime emozioni sul palco non tardano ad arrivare. Debutta subito ne “La bella addormentata” insieme a 12 bambine, ma è l’unica che spicca per un talento innato.
Da quel momento in poi, arriva una soddisfazione dopo l’altra. A 15 anni incontra il ballerino Fernando Alonso ed è un colpo di fulmine. I due si sposano due anni dopo con Alicia che adotta il cognome del marito. Sono anni molto intensi in cui, insieme alla crescita professionale, ottiene sempre più riconoscimenti.
La scoperta della malattia
Gli anni magici che vive la ballerina cubana sono messi a dura prova da una diagnosi medica che nessuno vorrebbe mai sentirsi dire. Nel 1941 le viene diagnosticato il distacco della retina e, nonostante i numerosi interventi chirurgici che la tengono ferma per un lungo periodo, perde gran parte della vista. Nel vocabolario di Alicia Alonso, però, non esiste la parola “arrendersi” e l’occasione per dimostrare che ha ancora molto da dare al balletto le si presenta nel 1943.
Contro ogni aspettativa supera il provino per sostituire la prima ballerina di “Giselle” in programma al Teatro Metropolitan di New York. È un sforzo immane, affronta con determinazione le prove per imparare in pochissimi giorni la parte e lo spettacolo è un autentico successo. Torna a essere richiesta in tutto il mondo, ma la nostalgia per Cuba è più forte di tutto, tanto che decide di aprire lì la propria compagnia di ballo.
È un sogno che si avvera ma che purtroppo si infrange quando decide di non sottomettersi al regime del dittatore Fulgencio Batista. È costretta ad andare via dal proprio paese, ma riesce a trovare grandi soddisfazioni in altre parti del mondo: è la prima ballerina occidentale che si esibisce in Unione Sovietica. Fortunatamente la lontananza da Cuba dura poco e riesce a coronare nuovamente il suo sogno: grazie all’interesse di Fidel Castro, apre una scuola di danza destinata ai bambini in condizioni più disagiate.
La danza continua a far parte della vita di Alicia Alonso fino alla fine dei suoi giorni. Per esibirsi si aiuta con delle luci di scena di diversi colori e dell’aiuto degli scenografi e degli altri ballerini. La sua ultima esibizione è del 1995, ma non abbandona il balletto perché continua a dirigere la sua scuola fino al momento della morte nel 2019 senza mai risparmiarsi e diventando un esempio da seguire per tutti gli appassionati.
Fonte: DiLei
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